Difendiamo i nostri amici animali dall'inciviltà

caccia sempre aperta?

http://www.ladige.it/articoli/2012/05/25/trentino-caccia-sara-sempre-aperta

TRENTO – In Trentino si potrà cacciare tutto l’anno – in deroga alla regola del calendario venatorio – se ci si accontenta di sparare a quaglie e fagiani di allevamento, i cosiddetti animali «pronta caccia», che verranno liberati in aree riservate create apposta per l’addestramento dei cani da caccia. È quanto prevede una legge approvata ieri mattina dal consiglio provinciale su proposta di Claudio Eccher (Lista civica Divina), vicepresidente del Consiglio nonché presidente dell’Associazione cinofili trentini, e firmata da un altro cacciatore Doc, il consigliere Nerio Giovanazzi (Amministrare il Trentino), che aveva presentato un autonomo disegno di legge per modificare alcune parti della legge sulla caccia, ma poi ha deciso di convergere su un testo unificato con il collega Eccher di soli tre articoli. La legge approvata – quasi completamente modificata nella parte essenziale con due emendamenti del presidente Lorenzo Dellai – si concentra sulla istituzione in Trentino di «zone per l’addestramento e le gare di cani con divieto di abbattimento nonché zone di addestramento di cani in cui è consentito l’abbattimento per tutto l’anno di fauna di allevamento appartenenti alle specie cacciabili». FONTE 

Ne avevamo già parlato sul blog – avevamo riportato le notizie del suo salvataggio e delle cure che seguiva 

Bologna, 14 maggio 2012 –  E’ improvvisamente morto il lupo Navarre, che quattro mesi fa fu salvato dalla acque gelide del Limentra, vicino a Camugnano. Il lupo, che fino a oggi è stato curato e accudito al Centro recupero fauna selvatica di Monte Adone, stava per tornare alla vita dei boschi quando improvvisamente è morto.

Dell’inaspettato epilogo dà notizia la Provincia di Bologna su Facebook: “Nonostante l’apparente miglioramento delle sue condizioni e il recupero sia comportamentale che fisico rilevato dalle telecamere che lo monitoravano giorno e notte nel nuovo spazio appositamente realizzato per lui nel centro di Monte Adone- si legge- alcuni giorni fa Navarre ha avuto un improvviso malessere”. Purtroppo a nulla è valso il tempestivo ricovero in una struttura del Centro, dove due veterinari dello staff lo hanno immediatamente soccorso. “In pochissime ore le sue condizioni si sono rapidamente aggravate nonostante le terapie intensive e la lunga rianimazione cardio-polmonare”. Non è ancora chiara la causa del decesso: ci sono in corso indagini necroscopiche per chiarire la sua morte, “che ha lasciato sorpresi e increduli tutti quanti hanno collaborato al suo salvataggio e alle successive cure”.

Il giovane lupo fu estratto ferito dalle acque del Limentra in gennaio, in stato di ipotermia e apparentemente privo di vita: a salvarlo furono la Polizia provinciale e agli operatori del Centro recupero fauna selvatica di Monte Adone. Colpito da 35 pallini di piombo e con gli arti posteriori semiparalizzati, grazie alle cure dei volontari e degli specialisti, il lupo maschio di cinque anni aveva riacquistato gradualmente coordinazione e sicurezza nei movimenti, seppure ancora insufficienti per il rilascio in natura. Il 25 aprile, poi, Navarre era stato trasferito nel nuovo vasto ambiente appositamente realizzato dal Centro di Monte Adone, “dove viveva in condizioni simili a quelle naturali, con un’area boschiva, una di prato, un rifugio con rocce naturali e una zona di abbeveramento”. 

Proprio qui le telecamere che lo monitoravano continuativamente ne avevano rilevato l’apparente recupero, tanto che per lui si stava avvicinando il momento di tornare definitivamente in libertà. Dopo poco, pero’, è sopravvenuto l’improvviso decesso. 

FONTE  STORIA

MILANO – Anche se sembra impossibile, la storia andava avanti da anni ed erano in molti a Sarajevo, capitale della Bosnia Herzegovina, a conoscerla. Ma nessuno, tranne Jelena Paunovic, ha veramente cercato di fermare questa barbarie. Oggi, finalmente, la sadica responsabile di chissà quante migliaia di uccisioni di cani è stata fermata e arrestata. Il suo nome è Senka Saric e per anni ha raccolto cani randagi dalla strada per infilarli in un’intercapedine muraria della cantina della sua casa nel centro di Sarajevo per poi portarli nella sua casa di campagna dove li massacrava insieme al marito per poi venderne la carne a macellai e ristoranti.

APPELLI NEL VUOTO – Per anni Jelena Paunovic ha cercato aiuto dalle istituzioni per bloccare questo scempio ma nessuno è mai intervenuto con la scusa che il luogo dove erano tenuti prigionieri i cani era proprietà privata e, quindi, sarebbe stato necessario un mandato di perquisizione che sembrava impossibile ottenere da parte di un giudice. Tutto quello che la volontaria Jelena è riuscita a fare negli anni era portare a questi cani che aspettavano di diventare carne da macello un po’ di cibo appoggiandolo a delle feritoie nel muro che la Saric aveva scavato per non far soffocare gli animali.
L’INTERVENTO DEI VICINI – Per anni dal palazzo è fuoriuscita una puzza orribile e i vicini non potevano dormire di notte per il guaito disperato degli animali. Eppure nessuno è mai intervenuto. Una volta tanto, però, una storia così orribile ha conosciuto il lieto fine, grazie alla perseveranza della Paunovic, ai suoi appelli e alle sue petizioni in Internet e alla diffusione di questa maledetta storia presso i suoi concittadini. Come? Grazie ai cittadini che hanno circondato la casa dove venivano tenuti prigionieri i cani fino a che la polizia è dovuta intervenire aprendo la porta del condominio, liberando dall’orrore i sei cani prigionieri e arrestando Senka Saric. I poliziotti sono convinti che nella casa, piena di feci e immondizia, ci sia nascosto qualche altro cane e nelle prossime ore si recheranno ancora sul posto per cercarlo e portarlo in salvo. FONTE

Nuda e in tacchi a spillo uccideva pulcini, conigli e altri piccoli animali, condannata a 4 mesi MILANO – Nei sotterranei del web trova spazio ogni genere di crudeltà e perversione ma il «crush movie» è pratica che è ancora sconosciuta ai più: consiste nell’infliggere crudeltà a piccoli animali fino a provocarne la morte e a caricare on line il filmato di tali atrocità.

Il tribunale di Milano (sezione distaccata di Rho) ha condannato oggi – e si tratta del primo pronunciamento di questo genere – una donna protagonista di alcuni di questi video: nuda e in tacchi a spillo uccideva pulcini, conigli e altri piccoli animali. Ne dà notizia l’ufficio stampa della Lav (Lega anti vivisezione) che assistita dall’avvocato Paolo Iosca ha ottenuta la condanna a quattro mesi di reclusione (convertiti in 4.400 euro di multa) della donna, di 40 anni residente a Rho: il fascicolo di inchiesta ha acquisito agli atti i filmati in cui l’imputata, seminuda e indossando solo scarpe con il tacco si divertiva a schiacciare animaletti o insetti e a filmarne poi l’agonia.

Le immagini, nel frattempo già rimosse dalla rete, venivano poi caricate su siti specializzati nel cosiddetto «crush fetish». LE INDAGINI – Sono iniziate addirittura nel 2006 quando le associazioni animaliste avevano rintracciato i video sul web e avevano fatto un esposto alla polizia postale. Gli inquirenti sono risaliti alla donna di Rho, madre di tre figli minori, protagonisti dei crush movie. «Le immagini sono vomitevoli, si fatica a reggerne la visione», conferma l’avvocato Iosca. «Finalmente per le vittime di tanta crudeltà – annota invece la Lav – è stato compiuto un paso in avanti per rendere loro giustizia, portando alla ribalta un fenomeno ancora troppo sommerso. Va ricordato che in Italia l’uccisione di animali è un reato punito grazie alla legge 201 del 2010, con la reclusione».

Alla donna di Rho, data la sua incensuratezza, è stata concessa la condizionale.  –  FONTE Claudio Del Frate

Caprioli in centro

Tempo da lupi, quello di ieri, ma soprattutto da… caprioli. Due ungulati «residenti» nei boschi della Vallarsa sono infatti scesi in città, forse per curiosare tra i fiori e le piante annunciati copiosi in centro storico nella tradizionale festa di primavera di «Rovereto città fiorita» o magari per una capatina artistica tra le opere esposte al Mart.
Le due bestie hanno ovviamente catturato l’attenzione di chi, subito dopo pranzo, si è trovato a passeggiare per corso Bettini. Proprio nello splendido viale del Settecento roveretano, a due passi dal tempio della cultura «scarabocchiato» alcuni anni fa dall’archistar ticinese Mario Botta, zampettavano allegramente, incuranti della pioggia, del vento e del freddo, due splendidi esemplari di capriolo, passanti non certo abituali in un viale urbano che di bucolico non ha proprio niente.
L’insolita presenza, oltre a destare stupore, ha però convinto gli astanti ad allertare le forze dell’ordine. E così in poco tempo si sono materializzate tra il Mart e piazza Rosmini pattuglie dei carabinieri, della polizia di Stato, dei vigili urbani e soprattutto i mezzi dei pompieri volontari. Il rischio, d’altro canto, non andava certo sottovalutato visto che le due malcapitate bestie non hanno certo dimestichezza con la solitamente frenetica realtà cittadina e, spaventati, avrebbero potuto causare danni a persone, macchine e, chiaramente, a loro stessi.
Poco prima delle due, quindi, è stata avviata la «caccia grossa», un inedito assoluto per Rovereto che solo in un caso, qualche anno fa, si era imbattuta in una rincorsa a un paio di dromedari fuggiti a Borgo Sacco dal recinto del circo.
Gli animali del bosco comunque, assai più abituati ai guizzi tra gli ostacoli della Natura dei bipedi umani, sono però riusciti a fuggire. Uno dei due caprioli si è messo a correre, rigorosamente sul marciapiede (rispettando, quindi, anche l’attigua pista ciclabile, segno di grande rispetto e conoscenza delle regole stradali e civili), fino al primo varco libero verso la collina. L’altro, spinto dai vigili del fuoco, si è invece infilato nel parco delle ex Dame Inglesi (aperto al pubblico in occasione della Festa di primavera e, dal mese prossimo, accessibile tutti i week end fino a settembre), è riuscito a saltare la recinzione e quindi a guadagnare il bosco e fare ritorno sui monti di casa.
Alla fine, dunque, tutto si è risolto per il meglio anche se per i pochi che hanno seguito il simpatico fuori programma è stato un inizio di pomeriggio divertente e insolito, capace di far scordare per un attimo il flagello delle intemperie. E qualcuno l’ha letto come un tentativo di integrazione tra uomo e animale, purtroppo miseramente fallito.

FONTE 

BOLZANO – L’incidente è avvenuto verso le 23 tra Chiusa e Ponte Gardena. L’orso è stato investito in pieno dalla macchina, dopo essere saltato giù dalla scarpata sulla strada. Dopo l’investimento il plantigrado ha fatto ancora due passi fino nel fosso della strada, per poi crollare e morire. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, il guardacaccia della zona e l’ufficio caccia e pesca che ha portato via la carcassa dell’animale. Ieri, l’ufficio caccia e pesca della Provincia di Bolzano aveva ricevuto la segnalazione di impronte di un orso nella zona del Corno del Renon, a pochi chilometri di distanza dal luogo dell’incidente.

“Ci siamo recati sul posto – racconta il vicedirettore dell’ufficio Giorgio Carmignola – e abbiamo analizzato le impronte, che erano di un orso piuttosto giovane, di circa due anni”. I peli trovati sul posto saranno ora confrontati in laboratori con quelli dell’animale morto, ma è quasi certo che si tratti dello stesso animale. Questo non è il primo investimento di un orso in Alto Adige. Nel 2001 l’orsetta ‘Vidà era stata urtata da una macchina sull’autostrada del Brennero fra Trento e Bolzano. Nel 2009 una guardacaccia aveva invece investito un orso nella zona di Passo Palade. In entrambi i casi l’animale era però sopravvissuto

FONTE 

Cane ucciso da vandali

TELVE (TN)  – Affetti e ricordi di una vita, che stanno in un capanno degli attrezzi sul terrazzamento assolato e vasto sporto dolcemente sulla valle, andati perduti in un istante per opera di mani vili che, l’altra notte, hanno agito indisturbate appiccando il fuoco. Vittorio Tamanini, pensionato di Telve, fa l’ultimo sopralluogo alle mura annerite dal fumo. Quelle poche che ancora tengono in piedi il deposito che costruì nel 1992 in località Ortisè, nell’ultimo lembo di territorio comunale a ridosso dell’abitato di Carzano. «Se non avessero ammazzato il mio cane – racconta commosso – non avrebbero mai potuto fare quello che vede». Ringo un meticcio di otto anni, a guardia del podere, è stato barbaramente ucciso con un corpo contundente, probabilmente con un bastone, da chi pochi minuti dopo avrebbe cosparso di liquido infiammabile il manufatto sprigionando il rogo che ha distrutto quasi completamente la proprietà dell’anziano.
L’incendio, che ha impegnato i vigili del fuoco di Carzano e di Telve per oltre tre ore, è certamente di natura dolosa. Sulla porta del capanno infatti è stata rinvenuta dai carabinieri di Borgo Valsugana, titolari delle indagini, una tanica di benzina semivuota.

fonte – giornale ADIGE dd 19/04/2012

ATTENZIONE: ci segnalano presenza di topicida in via Garibaldi a Mezzolombardo (Tn) per avvelenare cani e gatti.  Sono delle bustine fucsia molto appetibili, se vedete il cane mangiarle andate subito dal veterinario per una lavanda gastrica e l’antidoto.
Se i mici invece vi sembrano mogi, hanno le mucose chiare o capillari rotti negli occhi, si può ancora intervenire con dosi massicce di vitamina K. Andate dal veterinario, e se vedete qualcosa di sospetto in zona segnalate alle autorità (Carabinieri, Forestale), è un reato penale!

TENNO. Non c’è paradiso in terra se in circolazione ci sono cacciatori, neppure se uno sceglie di trasferirsi in un luogo isolato, bellissimo e tranquillo come San Pietro sulle pendici del monte Calino, nel comune di Tenno. Lo hanno imparato a loro spese Osvaldo Vivaldelli e la moglie Herlinde Wegmann, che a San Pietro abitano da oltre dieci anni.

Lui rivano, della famiglia dei panificatori, lei altoatesina. Entrambi amano vivere immersi nella natura e a contatto con gli animali, di qualsiasi specie. Osvaldo per anni ha avuto il piacere delle visite quotidiane di Pippo, una volpe maschio che prendeva il cibo dalle sue mani e, dopo essersi riempita la bocca, lo portava alla tana per sfamare i suoi cuccioli e la loro madre. Un giorno Pippo è sparito. Erano passati 5 o 6 anni dalla sua prima apparizione e probabilmente era morto di morte naturale, racconta Osvaldo Vivaldelli. Non come il gatto che un mese fa, sotto gli occhi di sua moglie, è stato sbranato da due cani lasciati liberi dai padroni, sicuramente cacciatori.

«Era sabato 3 marzo – racconta Herlinde – e come sempre mi ero alzata verso le 6 e 30. Alle 6 e 45 ho sentito abbaiare. Sono uscita e ho visto due cani entrare nella mia proprietà scavalcando il recinto e assalire uno dei miei gatti. Si chiamava Bello, aveva circa 8 anni ed era di razza norvegese. Lo hanno letteralmente sbranato. Ho agguantato un bastone per spaventare i cani, correndo il rischio di essere aggredita a mia volta, ma era troppo tardi. Il mio bellissimo gatto era morto e i cani si sono allontanati».

I coniugi Vivaldelli sono convinti che Bello non sia stato l’unica vittima dei cani che i padroni – non necessariamente cacciatori – lasciano circolare liberamente nei prati e nei boschi di San Pietro. «Da quando abitiamo qui – spiega Osvaldo – ci siamo presi cura di almeno quindici gatti che i padroni da Riva portano qui per disfarsene, magari quando vanno in vacanza. Una brutta abitudine che negli ultimi anni per fortuna sembra passata di moda. L’ultimo arrivato, due anni fa, è Leone», dice indicando il micione bianco e rosso che gli dorme sulle ginocchia.

«Comunque – prosegue – ci sono stati periodi che spendevamo più per mantenere i gatti, per sterilizzarli e curarli quando erano malati, e per dargli da mangiare tutti i giorni, che per noi due. Preferiamo non tenerli in casa, ma gli abbiamo messo cucce e ciotole in una serra nel giardino dalla quale vanno e vengono come gli pare. Da quindici che erano sono rimasti in sei o sette. Quelli scomparsi non erano animali vecchi, quindi non credo che siano morti naturalmente, come Pippo. No, io credo che gli abbiano sparato per puro divertimento, oppure che abbiano fatto la fine orribile toccata in sorte anche a Bello». «Spesso sentiamo latrare nel bosco – aggiunge Herlinde – e ogni volta mi vengono i brividi».

I Vivaldelli hanno sopportato stoicamente la difficile convivenza a San Pietro con i cacciatori e persone maleducate fino al fatidico 3 marzo. «Succede spesso che nella nostra proprietà, che è recintata per intero, entrino cani. Quelli dei cacciatori, ma anche di gente che viene qui a passeggiare. Una volta – racconta ancora Osvaldo – ho fatto notare ad un padrone il cartello con scritto proprietà privata, e quello mi ha risposto che il suo cane non sapeva leggere. È una situazione intollerabile e pericolosa, per i nostri animali, per noi che non siamo più giovani, ma anche e soprattutto per la nostra nipotina di tre anni, che spesso sta in giardino a giocare». 

Dunque, il 3 marzo i Vivaldelli hanno chiesto l’intervento dei carabinieri, che giunti sul posto insieme alla Forestale, hanno fotografato la carcassa del gatto sbranato e raccolto la denuncia contro ignoti sporta dal signor Osvaldo. Vi si descrivono i cani killer (taglia medio-grande, uno di colore bianco grigio macchiato di nero a pelo lungo, l’altro marrone) e vi si manifestano le legittime peoccupazioni della famiglia, che teme per la propria sicurezza. «Purtroppo i cacciatori locali – scrive Vivaldelli nella lettera denuncia – sono di una prepotenza inaudita, come fossero loro i padroni della montagna. Vorremmo un maggior controllo in loco e che venissero applicate le sanzioni amministrative previste dalla legge a carico dei proprietari dei cani lasciati anche girare in branco. Anche il Comune dovrebbe apporre lungo la strada avvisi circa l’obbligo di tenere i cani al guinzaglio». FONTE

SANT’ORSOLA (TN). Era preoccupata, molto preoccupata. Il suo micione di 15 anni era sparito da 4 giorni. Ci era abituata alle scorrerie del suo gattone, ma un po’ stava in pensiero. Mai avrebbe immaginato di rivedere il micio tornare ferito e sanguinante, ma non per un duello con un altro gattone, ma per la crudeltà di un uomo. Infatti, il gatto è tornato a casa con un dardo di balestra infilato nell’occhio destro. Era stato usato come bersaglio per il tiro a segno con la balestra. Per fortuna non è morto, ma ha perso l’occhio. La padrona, una signora di 61 anni di Sant’Orsola, ha denunciato l’accaduto ieri mattina alla stazione dei carabinieri del paese. La donna ha detto che il micio era sato assente quattro giorni. L’animale, che ormai ha quindici anni, era abituato a scorrazzare anche per vari giorni per il vicinato. Poi, era solito tornare a casa dalla sua padrona.

 

Lo ha fatto anche stavolta, ma l’occhio destro era trasformato in un grumo di sangue con un dardo infilato dentro. La donna è andata prima dai carabinieri, poi dal veterinario che ha provveduto subito ad estrarre il dado e a pulire le ferite. I carabinieri adesso stanno indagando alla ricerca dei crudeli umani che si sono dimostrati più bestie del micione. Il reato ipotizzato è quello di danneggiamento di animale. I carabinieri cercheranno di scoprire chi abbia una balestra nelle vicinanze delle case della donna. Non è detto che i militari non riescano a scoprire il crudele balestriere.

FONTE