Difendiamo i nostri amici animali dall'inciviltà

Archivio per la categoria ‘segnalazioni’

Cane ucciso da vandali

TELVE (TN)  – Affetti e ricordi di una vita, che stanno in un capanno degli attrezzi sul terrazzamento assolato e vasto sporto dolcemente sulla valle, andati perduti in un istante per opera di mani vili che, l’altra notte, hanno agito indisturbate appiccando il fuoco. Vittorio Tamanini, pensionato di Telve, fa l’ultimo sopralluogo alle mura annerite dal fumo. Quelle poche che ancora tengono in piedi il deposito che costruì nel 1992 in località Ortisè, nell’ultimo lembo di territorio comunale a ridosso dell’abitato di Carzano. «Se non avessero ammazzato il mio cane – racconta commosso – non avrebbero mai potuto fare quello che vede». Ringo un meticcio di otto anni, a guardia del podere, è stato barbaramente ucciso con un corpo contundente, probabilmente con un bastone, da chi pochi minuti dopo avrebbe cosparso di liquido infiammabile il manufatto sprigionando il rogo che ha distrutto quasi completamente la proprietà dell’anziano.
L’incendio, che ha impegnato i vigili del fuoco di Carzano e di Telve per oltre tre ore, è certamente di natura dolosa. Sulla porta del capanno infatti è stata rinvenuta dai carabinieri di Borgo Valsugana, titolari delle indagini, una tanica di benzina semivuota.

fonte – giornale ADIGE dd 19/04/2012

Topicida a Mezzolombardo (Tn)

ATTENZIONE: ci segnalano presenza di topicida in via Garibaldi a Mezzolombardo (Tn) per avvelenare cani e gatti.  Sono delle bustine fucsia molto appetibili, se vedete il cane mangiarle andate subito dal veterinario per una lavanda gastrica e l’antidoto.
Se i mici invece vi sembrano mogi, hanno le mucose chiare o capillari rotti negli occhi, si può ancora intervenire con dosi massicce di vitamina K. Andate dal veterinario, e se vedete qualcosa di sospetto in zona segnalate alle autorità (Carabinieri, Forestale), è un reato penale!

Gatto sbranato all’interno di una proprietà privata (la sua)!

TENNO. Non c’è paradiso in terra se in circolazione ci sono cacciatori, neppure se uno sceglie di trasferirsi in un luogo isolato, bellissimo e tranquillo come San Pietro sulle pendici del monte Calino, nel comune di Tenno. Lo hanno imparato a loro spese Osvaldo Vivaldelli e la moglie Herlinde Wegmann, che a San Pietro abitano da oltre dieci anni.

Lui rivano, della famiglia dei panificatori, lei altoatesina. Entrambi amano vivere immersi nella natura e a contatto con gli animali, di qualsiasi specie. Osvaldo per anni ha avuto il piacere delle visite quotidiane di Pippo, una volpe maschio che prendeva il cibo dalle sue mani e, dopo essersi riempita la bocca, lo portava alla tana per sfamare i suoi cuccioli e la loro madre. Un giorno Pippo è sparito. Erano passati 5 o 6 anni dalla sua prima apparizione e probabilmente era morto di morte naturale, racconta Osvaldo Vivaldelli. Non come il gatto che un mese fa, sotto gli occhi di sua moglie, è stato sbranato da due cani lasciati liberi dai padroni, sicuramente cacciatori.

«Era sabato 3 marzo – racconta Herlinde – e come sempre mi ero alzata verso le 6 e 30. Alle 6 e 45 ho sentito abbaiare. Sono uscita e ho visto due cani entrare nella mia proprietà scavalcando il recinto e assalire uno dei miei gatti. Si chiamava Bello, aveva circa 8 anni ed era di razza norvegese. Lo hanno letteralmente sbranato. Ho agguantato un bastone per spaventare i cani, correndo il rischio di essere aggredita a mia volta, ma era troppo tardi. Il mio bellissimo gatto era morto e i cani si sono allontanati».

I coniugi Vivaldelli sono convinti che Bello non sia stato l’unica vittima dei cani che i padroni – non necessariamente cacciatori – lasciano circolare liberamente nei prati e nei boschi di San Pietro. «Da quando abitiamo qui – spiega Osvaldo – ci siamo presi cura di almeno quindici gatti che i padroni da Riva portano qui per disfarsene, magari quando vanno in vacanza. Una brutta abitudine che negli ultimi anni per fortuna sembra passata di moda. L’ultimo arrivato, due anni fa, è Leone», dice indicando il micione bianco e rosso che gli dorme sulle ginocchia.

«Comunque – prosegue – ci sono stati periodi che spendevamo più per mantenere i gatti, per sterilizzarli e curarli quando erano malati, e per dargli da mangiare tutti i giorni, che per noi due. Preferiamo non tenerli in casa, ma gli abbiamo messo cucce e ciotole in una serra nel giardino dalla quale vanno e vengono come gli pare. Da quindici che erano sono rimasti in sei o sette. Quelli scomparsi non erano animali vecchi, quindi non credo che siano morti naturalmente, come Pippo. No, io credo che gli abbiano sparato per puro divertimento, oppure che abbiano fatto la fine orribile toccata in sorte anche a Bello». «Spesso sentiamo latrare nel bosco – aggiunge Herlinde – e ogni volta mi vengono i brividi».

I Vivaldelli hanno sopportato stoicamente la difficile convivenza a San Pietro con i cacciatori e persone maleducate fino al fatidico 3 marzo. «Succede spesso che nella nostra proprietà, che è recintata per intero, entrino cani. Quelli dei cacciatori, ma anche di gente che viene qui a passeggiare. Una volta – racconta ancora Osvaldo – ho fatto notare ad un padrone il cartello con scritto proprietà privata, e quello mi ha risposto che il suo cane non sapeva leggere. È una situazione intollerabile e pericolosa, per i nostri animali, per noi che non siamo più giovani, ma anche e soprattutto per la nostra nipotina di tre anni, che spesso sta in giardino a giocare». 

Dunque, il 3 marzo i Vivaldelli hanno chiesto l’intervento dei carabinieri, che giunti sul posto insieme alla Forestale, hanno fotografato la carcassa del gatto sbranato e raccolto la denuncia contro ignoti sporta dal signor Osvaldo. Vi si descrivono i cani killer (taglia medio-grande, uno di colore bianco grigio macchiato di nero a pelo lungo, l’altro marrone) e vi si manifestano le legittime peoccupazioni della famiglia, che teme per la propria sicurezza. «Purtroppo i cacciatori locali – scrive Vivaldelli nella lettera denuncia – sono di una prepotenza inaudita, come fossero loro i padroni della montagna. Vorremmo un maggior controllo in loco e che venissero applicate le sanzioni amministrative previste dalla legge a carico dei proprietari dei cani lasciati anche girare in branco. Anche il Comune dovrebbe apporre lungo la strada avvisi circa l’obbligo di tenere i cani al guinzaglio». FONTE

Gatto colpito con balestra

SANT’ORSOLA (TN). Era preoccupata, molto preoccupata. Il suo micione di 15 anni era sparito da 4 giorni. Ci era abituata alle scorrerie del suo gattone, ma un po’ stava in pensiero. Mai avrebbe immaginato di rivedere il micio tornare ferito e sanguinante, ma non per un duello con un altro gattone, ma per la crudeltà di un uomo. Infatti, il gatto è tornato a casa con un dardo di balestra infilato nell’occhio destro. Era stato usato come bersaglio per il tiro a segno con la balestra. Per fortuna non è morto, ma ha perso l’occhio. La padrona, una signora di 61 anni di Sant’Orsola, ha denunciato l’accaduto ieri mattina alla stazione dei carabinieri del paese. La donna ha detto che il micio era sato assente quattro giorni. L’animale, che ormai ha quindici anni, era abituato a scorrazzare anche per vari giorni per il vicinato. Poi, era solito tornare a casa dalla sua padrona.

 

Lo ha fatto anche stavolta, ma l’occhio destro era trasformato in un grumo di sangue con un dardo infilato dentro. La donna è andata prima dai carabinieri, poi dal veterinario che ha provveduto subito ad estrarre il dado e a pulire le ferite. I carabinieri adesso stanno indagando alla ricerca dei crudeli umani che si sono dimostrati più bestie del micione. Il reato ipotizzato è quello di danneggiamento di animale. I carabinieri cercheranno di scoprire chi abbia una balestra nelle vicinanze delle case della donna. Non è detto che i militari non riescano a scoprire il crudele balestriere.

FONTE 

Lupa travolta da un’auto, inutili i soccorsi

L’animale travolto da un’auto che scappa. Soccorsa per ore, inutilmente: aveva una frattura alla spina dorsale

SCARPERIA – Come per il lupo Navarre, immortalato in un video che ha commosso il mondo mentre veniva rianimato con la respirazione bocca a bocca da una guardia forestale, anche per salvare una lupa rimasta ferita a Crocioni, a pochi passi da Scarperia, un gruppo di naturalisti ha cercato di fare di tutto. Ma la storia di questo animale, un bellissimo esemplare di appena un anno di età, non si è però conclusa con il lieto fine. La notte tra venerdì e sabato, la lupa – a darne notizia è stato il sito okmugello.it – è stata investita da un’automobile, senza che il guidatore si fermasse per soccorrerla. La mattina dopo, l’animale, con le zampe posteriori ormai paralizzate, è stata vista da un abitante della zona mentre si trascinava a fatica verso il margine della strada, con la sola spinta delle zampe anteriori.

Sono stati due cacciatori a trovarla nel pomeriggio nascosta in un campo di grano e ad allertare la Polizia provinciale e il Servizio veterinario. La lupacchiotta, pur impaurita, si è lasciata aiutare dai soccorritori senza dare segni di aggressività: è stato così possibile sedarla e trasferirla alla clinica veterinaria di San Piero a Sieve in breve tempo. Ma le radiografie hanno purtroppo svelato varie fratture, tra cui una incurabile alla spina dorsale. «Non c’era nulla da fare, è stato necessario sopprimerla – racconta Duccio Berzi, del Centro per lo studio e la documentazione sul lupo, che confessa di essersi commosso – era un animale bellissimo che è riuscito a trascinarsi fuori dalla strada grazie a una forza eccezionale».

In Mugello, i lupi, visto l’aumento del numero di prede presenti in natura, come daini e caprioli, si avvicinano sempre più di frequente ai centri abitati e alle strade di fondo valle. Tuttavia, assicurano i naturalisti, non ci sono pericoli per gli uomini, visto che in Italia negli ultimi due secoli non si sono mai registrati attacchi mortali nei confronti di persone; al contrario, a rischiare la vita per colpa dell’uomo sono proprio i lupi. Come nel caso di Scarperia. Ma, spiega Luca Tagliaferri, uno tra i primi soccorritori, «dobbiamo sfatare la diceria che i cacciatori vogliono la morte di questi splendidi animali. Sono stati proprio i cacciatori a fare la segnalazione e a preoccuparsi affinché la lupa venisse soccorsa».
Giulio Gori
da Corriere Fiorentino

Lupi scesi al mare

Fano, 27 marzo 2012 – I LUPI sono scesi al mare. Per ora hanno fatto una brutta fine, travolti dalle auto. Ma state certi che ci riproveranno. E qualche esemplare prima o poi riuscirà a superare le «colonne d’Ercole» dell’autostrada.

Evento senza precedenti, due giovani lupi appenninici sono stati recuperati morti ieri lungo l’A14: uno nei pressi di Fano, due chilometri a monte del casello in direzione Pesaro (corsia nord); l’altro tra Senigallia e Ancona (corsia sud), a otto chilometri dall’uscita Ancona Nord. Si tratta di due giovani maschi. Per entrambi la segnalazione è partita dalla stessa persona: Gianluca Marcucci, avvocato, assessore alla Pubblica istruzione di Urbino nonché presidente dell’Associazione autonoma cacciatori di Urbino e membro dell’Atc Pesaro 1.

L’avvocato, diretto ad Ancona per un processo in Corte d’appello, ha visto ai bordi della carreggiata dapprima il lupo di Senigallia e al ritorno s’è imbattuto in quello di Fano. Occhio appassionato e competente, Marcucci — che si definisce «qualcosa in più di un cacciatore ordinario» — ha allertato il faunista Angelo Giuliani e i due esemplari sono stati recuperati, ognuno per la parte di competenza: al lupo di Senigallia, morto presumibilmente la scorsa notte, hanno provveduto gli agenti della Polizia provinciale di Ancona; a quello di Fano, investito venerdì (secondo un’altra testimonianza) gli uomini del Cras provinciale. Esiste un solo precedente di lupi uccisi in autostrada nel nostro territorio: l’esemplare del Boncio, rinvenuto a monte di Pesaro 5 anni fa.

Il doppio ritrovamento racconta di nuove dinamiche di occupazione del territorio da parte di «Canis lupus». Spiega Giuliani: «Questo è il periodo in cui i subadulti si disperdono sul territorio. Muovendosi dietro alle prede (cinghiali, caprioli) essi percorrono grandi distanze lungo i cosiddetti corridoi faunistici: le aste dei fiumi o i crinali boscati». Facile immaginare le prossime tappe, una volta superato il muro della grande arteria: il parco del San Bartolo e il parco del Conero, quest’ultimo peraltro già interessato da avvistamenti. Lupi in aumento? «Io parlerei piuttosto di distribuzione più omogenea in relazione alla disponibilità di habitat», puntualizza Giuliani. Campioni biologici dei due esemplari saranno oggetto di studio da parte dell’Ispra (Istituto nazionale protezione ambiente): il genetista Ettore Randi valuterà se tra i due giovani lupi ci sono legami di parentela.

A quando la sottospecie «lupo di mare»? A presto, pare di capire. di Mauro Ciccarelli da Il Resto del Carlino

Bocconi avvelenati, giro di vite

Con l’Ordinanza 10 febbraio 2012, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. 58 del 9 marzo 2012, sono state rinnovate e migliorate le “Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati“. Fin dall’adozione dell’Ordinanza 18 dicembre 2008, e successive modificazioni, il Ministero della salute si era posto l’obiettivo di combattere le morti di animali selvatici e domestici a causa delle esche avvelenate, con rischio anche per le persone – particolarmente grave per i bambini che potrebbero maneggiarle o ingerirle – che ne venissero casualmente contaminate.

Uno strumento ritenuto necessario per contrastare un fenomeno di cui è difficile fare una stima, ma si parla di circa 130.000 cani all’anno (fortunatamente da alcuni mesi è a disposizione dei veterinari una novità per contrastare gli effetti degli anticoagulanti contenuti nei più diffusi rodenticidi: il 5 luglio 2011 il ministero della salute ha autorizzato con procedura urgente un farmaco ad uso veterinario a base di vitamina K1).

Il profilo dell’avvelenatore si è evoluto nel tempo, passando da una netta preponderanza nelle zone rurali di casi connessi alle liti fra cacciatori o all’abitudine di eliminare competitori nella caccia come le volpi, all’azione nelle zone urbane di veri e propri serial killer che mirano ad uccidere spesso per mera zoointolleranza o a scopo di vendetta. Per favorire l’attuazione delle norme già nel novembre del 2011 il Ministero aveva redatto delle linee guida, con l’obiettivo di standardizzare le procedure e uniformarle sul territorio nazionale. Ne aveva reso noto i contenuti in un incontro rivolto agli addetti ai lavori, per favorire una migliore operatività, rilevando anche le inadempienze riscontrate fin dalla prima emanazione. Le principali inosservanze si erano evidenziate a carico dei sindaci e dei Servizi veterinari ufficiali che non sempre avevano provveduto con tempestività all’obbligo di bonificare l’area contaminata e a intensificare l’attività di controllo.

Carenze si sono verificate anche nell’istituzione del “tavolo di coordinamento” presso le Prefetture (in Trentino Commissariato del Governo) e tempi di risposta sui reperti da parte degli Istituti zooprofilattici non compatibili con la necessità di agire con rapidità. Nell’ordinanza vengono specificati gli obblighi di sindaci, Asl, medici veterinari liberi professionisti, istituti zooprofilattici, prefetti, vengono indicate le modalità per effettuare derattizzazioni e disinfestazioni, e vengono definiti i tempi entro i quali devono essere attuati controlli ed esami necessari ad accertare l’avvenuto avvelenamento, al fine di rendere possibile l’individuazione del responsabile.

La nuova ordinanza ha ricevuto l’approvazione delle associazioni protezioniste che, però, chiedono che le norme siano recepite in legge al più presto per renderle definitive e senza scadenza (l’ordinanza ha durata 24 mesi).

da il Trentino

Luna, salva i suoi piccoli

Cane avverte passanti e fa ritrovare cuccioli

Ha tolto gli otto cuccioli appena nati al proprio cane e li ha abbandonati fuori da un cassonetto dell’immondizia. Ma l’animale ha abbaiato per ore, inseguendo i passanti e facendo così scattare l’allarme. La storia, avvenuta a Suvereto (Livorno), è raccontata da “La Nazione”. Il proprietario del cane è stato denunciato per abbandono di animale. Alcuni giorni fa, un vigile urbano è intervenuto per la segnalazione di un pastore maremmano che abbaiava o inseguiva i passanti. L’agente ha notato che l’animale, una cagna di nome Luna, dava l’impressione di aver da poco partorito. La conferma è arrivata dal proprietario, 57 anni, che però non ha saputo spiegare dove fossero i cuccioli. A quel punto sono iniziate le indagini dei carabinieri. A trovare gli otto cuccioli, in un cartone di fianco a un cassonetto a un paio di chilometri dall’abitazione del padrone, sono stati i netturbini di Suvereto. A quel punto, il padrone ha confessato di aver abbandonato i cagnolini subito dopo il parto. I cuccioli, spiegano i carabinieri di Piombino, hanno potuto così tornare dalla madre.

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Incas

L’husky maltrattato cerca  casa, il padrone condannato

ROVERETO – Incas, al canile l’hanno chiamato così. E si sono affezionati a lui, il cane husky che qualche mese fa è stato salvato dalla situazione di degrado nella quale era costretto a vivere dal suo padrone, condannato per molestie. I volontari dell’Enpa e l’associazione Flama d’Anaunia si sono affezionati in modo particolare anche perché, nonostante ciò che ha subìto, non è diventato un animale aggressivo. Anzi, ha dimostrato la sua indole buona anche durante questi mesi trascorsi in gabbia.

Ora l’amico a quattro zampe cerca casa. Cerca qualcuno che gli sappia dare l’affetto che non ha ricevuto per troppo tempo. L’iter giudiziario – dalla segnalazione del caso alla condanna del proprietario – è terminato e il cane può essere adottato.
L’Enpa spiega che pur essendo un husky non è particolarmente grande e saprebbe adattarsi anche a condividere gli spazi di una casa. Chi fosse disponibile a prendersi cura di lui può rivolgersi al canile della Pan Enpa.

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Nuclei cinofili antiveleno a l’Aquila

L’AQUILA – Mentre si intensificano le azioni ispettive, dentro e fuori il perimetro dell’area protetta, le unità cinofile antiveleno del progetto Life “Antidoto” del parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga dimostrano sempre più concretamente la loro efficacia e importanza ambientale e sociale.Il più recente successo alcuni straordinari cani giunti dall’Andalusia lo hanno ottenuto alcuni giorni fa, lungo il sentiero di Madonna Fore.

“Quella di Madonna Fore – ricorda l’ufficio stampa del parco Nazionale e Monti della Laga – è una località da sempre frequentata dagli aquilani come percorso salute e per tranquille passeggiate all’aria aperta, spesso in compagnia dei propri amici a quattro zampe; il luogo, inoltre, dopo il terremoto che ha devastato la città, rappresenta un punto d’incontro e un’occasione di svago per molti. Proprio in questo contesto, qualcuno ha voluto seminare morte e pericolo, lasciando lungo il sentiero letali esche avvelenate per colpire animali domestici e selvatici”.

“In seguito al caso di avvelenamento di un cane, scampato alla morte grazie alla tempestività del padrone e del veterinario – ha spiegato – la Asl veterinaria dell’Aquila ha chiamato i nuclei cinofili antiveleno di ‘Antidoto’ affinché effettuassero un’ispezione sul posto: è stato così che Karma, uno dei cinque cani, ha prontamente rinvenuto la carcassa di una volpe, risultata anch’essa avvelenata. A seguito del rinvenimento, l’azione coordinata dei nuclei cinofili, della Asl Veterinaria, del Comune dell’Aquila e dell’istituto Zooprofilattico di Teramo, ha consentito di tabellare tutta la zona per segnalare il rischio del veleno per l’incolumità di uomini e animali e di avviare le indagini per l’individuazione del colpevole”.

La direzione del Parco ha espresso viva soddisfazione al riguardo, sottolineando come la dotazione delle unità cinofile, nell’ambito del progetto Life ‘Antidoto’ cofinanziato dalla Comunità europea, stia non soltanto ripagando pienamente dell’impegno profuso dai Servizi dell’Ente, ma dando concreti risultati e successi, in termini di tutela e difesa degli animali selvatici e domestici e, in generale, dell’ambiente del Parco”.

fonte Abruzzoweb