Difendiamo i nostri amici animali dall'inciviltà

TENNO. Non c’è paradiso in terra se in circolazione ci sono cacciatori, neppure se uno sceglie di trasferirsi in un luogo isolato, bellissimo e tranquillo come San Pietro sulle pendici del monte Calino, nel comune di Tenno. Lo hanno imparato a loro spese Osvaldo Vivaldelli e la moglie Herlinde Wegmann, che a San Pietro abitano da oltre dieci anni.

Lui rivano, della famiglia dei panificatori, lei altoatesina. Entrambi amano vivere immersi nella natura e a contatto con gli animali, di qualsiasi specie. Osvaldo per anni ha avuto il piacere delle visite quotidiane di Pippo, una volpe maschio che prendeva il cibo dalle sue mani e, dopo essersi riempita la bocca, lo portava alla tana per sfamare i suoi cuccioli e la loro madre. Un giorno Pippo è sparito. Erano passati 5 o 6 anni dalla sua prima apparizione e probabilmente era morto di morte naturale, racconta Osvaldo Vivaldelli. Non come il gatto che un mese fa, sotto gli occhi di sua moglie, è stato sbranato da due cani lasciati liberi dai padroni, sicuramente cacciatori.

«Era sabato 3 marzo – racconta Herlinde – e come sempre mi ero alzata verso le 6 e 30. Alle 6 e 45 ho sentito abbaiare. Sono uscita e ho visto due cani entrare nella mia proprietà scavalcando il recinto e assalire uno dei miei gatti. Si chiamava Bello, aveva circa 8 anni ed era di razza norvegese. Lo hanno letteralmente sbranato. Ho agguantato un bastone per spaventare i cani, correndo il rischio di essere aggredita a mia volta, ma era troppo tardi. Il mio bellissimo gatto era morto e i cani si sono allontanati».

I coniugi Vivaldelli sono convinti che Bello non sia stato l’unica vittima dei cani che i padroni – non necessariamente cacciatori – lasciano circolare liberamente nei prati e nei boschi di San Pietro. «Da quando abitiamo qui – spiega Osvaldo – ci siamo presi cura di almeno quindici gatti che i padroni da Riva portano qui per disfarsene, magari quando vanno in vacanza. Una brutta abitudine che negli ultimi anni per fortuna sembra passata di moda. L’ultimo arrivato, due anni fa, è Leone», dice indicando il micione bianco e rosso che gli dorme sulle ginocchia.

«Comunque – prosegue – ci sono stati periodi che spendevamo più per mantenere i gatti, per sterilizzarli e curarli quando erano malati, e per dargli da mangiare tutti i giorni, che per noi due. Preferiamo non tenerli in casa, ma gli abbiamo messo cucce e ciotole in una serra nel giardino dalla quale vanno e vengono come gli pare. Da quindici che erano sono rimasti in sei o sette. Quelli scomparsi non erano animali vecchi, quindi non credo che siano morti naturalmente, come Pippo. No, io credo che gli abbiano sparato per puro divertimento, oppure che abbiano fatto la fine orribile toccata in sorte anche a Bello». «Spesso sentiamo latrare nel bosco – aggiunge Herlinde – e ogni volta mi vengono i brividi».

I Vivaldelli hanno sopportato stoicamente la difficile convivenza a San Pietro con i cacciatori e persone maleducate fino al fatidico 3 marzo. «Succede spesso che nella nostra proprietà, che è recintata per intero, entrino cani. Quelli dei cacciatori, ma anche di gente che viene qui a passeggiare. Una volta – racconta ancora Osvaldo – ho fatto notare ad un padrone il cartello con scritto proprietà privata, e quello mi ha risposto che il suo cane non sapeva leggere. È una situazione intollerabile e pericolosa, per i nostri animali, per noi che non siamo più giovani, ma anche e soprattutto per la nostra nipotina di tre anni, che spesso sta in giardino a giocare». 

Dunque, il 3 marzo i Vivaldelli hanno chiesto l’intervento dei carabinieri, che giunti sul posto insieme alla Forestale, hanno fotografato la carcassa del gatto sbranato e raccolto la denuncia contro ignoti sporta dal signor Osvaldo. Vi si descrivono i cani killer (taglia medio-grande, uno di colore bianco grigio macchiato di nero a pelo lungo, l’altro marrone) e vi si manifestano le legittime peoccupazioni della famiglia, che teme per la propria sicurezza. «Purtroppo i cacciatori locali – scrive Vivaldelli nella lettera denuncia – sono di una prepotenza inaudita, come fossero loro i padroni della montagna. Vorremmo un maggior controllo in loco e che venissero applicate le sanzioni amministrative previste dalla legge a carico dei proprietari dei cani lasciati anche girare in branco. Anche il Comune dovrebbe apporre lungo la strada avvisi circa l’obbligo di tenere i cani al guinzaglio». FONTE

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